Prendendo in esame i proprietari di prima casa in Italia, i pensionati rappresentano il 43,7%, gli impiegati 17,9%, gli operai il 17,4% e i disoccupati il 3,6%, la restante parte, invece, è suddivisa tra i lavoratori autonomi e dirigenti (6,2%) e gli imprenditori e liberi professionisti (5%).

L’Istat, dal canto suo, conferma, ancora una volta, la propensione degli italiani ad investire in una casa di proprietà, fornendo, anche, dati interessanti su quanto pesino mutui, bollette e affitti sul bilancio familiare.

Il 17,7% dei proprietari di prima casa, poco più di 3,2 milioni di famiglie, pagano un mutuo. La rata media mensile è di 586,41 euro, considerando che la rata media, al centro, è 619 euro e di 497 nelle isole, mentre, nelle città metropolitane, si attesta sui 636 euro.

Interessante è anche il dato relativo agli affitti: il 18% degli italiani abita in una casa non di loro proprietà. “La percentuale è più bassa nelle Isole (10,8%), dove è circa la metà rispetto a quelle del Nord-ovest e del Sud (entrambe intorno al 20%)». La spesa media effettiva per l’affitto «è pari a 430,56 euro a livello nazionale e sale a 506,55 euro mensili nel Nord-ovest, la ripartizione dove si paga di più», nelle città metropolitane la propensione delle famiglie a pagare un affitto è più alta, il 25,5%, pagando, mediamente, 475 Euro/mese, circa 80 euro di più rispetto ai comuni fino a 50.000 abitanti.

Le spese che incidono maggiormente, rispetto ai servizi e delle utenze dell’abitazione, sono rappresentate delle bollette di “gas e altri combustibili” per la quale «le famiglie spendono in media 66,99 euro al mese, con valori superiori agli 81 euro nel Nord, assorbiti in larga parte dalla voce relativa al riscaldamento». La seconda voce per peso sulle spese per utenze e servizi dell’abitazione «è quella per l’energia elettrica (con una media di 47,87 euro) che registra il suo valore massimo nelle Isole». La bolletta relativa alla raccolta dei rifiuti è pari, in media nazionale, a poco meno di 20 euro mensili.

Stando al “Rapporto Bes 2016: il benessere equo e sostenibile in Italia”, sempre dell’Istat, «circa il 9,6% della popolazione lamenta condizioni abitative difficili», peggio dell’Italia solo i Paesi dell’Est Europa come, ad esempio, Polonia, Bulgaria, Lettonia, Ungheria e Romania.

Tuttavia diminuisce la quota degli italiani che lamenta problemi strutturali, come infiltrazioni, umidità da soffitto o infissi, anche se resta alta (dal 25% al 24,1%). Rimane stabile, al 7%, la quota di chi dichiara di avere problemi di luminosità. È invece pressoché nulla la percentuale di coloro che si ritrovano a non avere un bagno, una doccia o acqua corrente.

L’indice di bassa qualità dell’abitazione deriva dalla combinazione di tutti questi elementi, trattandosi della percentuale di persone che vivono in ambienti sovraffollati e che presentano almeno uno tra i problemi strutturali (riferiti a soffitti o infissi), di luminosità o relativi alla mancanza di bagno/doccia con acqua corrente. Il risultato è che quasi uno su dieci riscontra la combinazione.

Fin qui la media nazionale, ma le differenze sul territorio non mancano: l’indice di bassa qualità dell’abitazione è più alto nel Mezzogiorno (11,8%) e più basso al Nord (8,4%) e al Centro (8,9%). Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta vantano le case migliori, Calabria e Abruzzo le peggiori.